Il progetto
Lecturae Dantis: come si leggeva Dante nel Medioevo?
è un seminario permanente coordinato dal Dante Institute del Research Centre for European Philological Tradition incentrato sulla primissima ricezione e fortuna dell'opera di Dante. Scopo principale dei nostri incontri, a cui daranno vita docenti e ricercatori da tutto il mondo, è tentare di leggere Dante come sarebbe potuto avvenire nel Medioevo, accantonando il più possibile le sovrastrutture critiche degli ultimi secoli, per concentrarci sulla cultura del poeta e dei suoi "lettori" dal Tre al Quattrocento. Fondamentali a questo scopo sono sia le rubriche, le chiose e i commenti (volti a interpretare non soltanto la lettera, ma anche l’allegoria del poema), sia le primissime miniature che accompagnano il testo e, accanto a queste, l’analisi dell’impalcatura melodica della Commedia. Il seminario permanente ambisce ad essere un laboratorio di sistematizzazione in fieri dell'universo dantesco, suddiviso in macro-sezioni (ciascuna delle quali affidata ad un coordinatore scientifico), e si concentrerà dunque sui seguenti temi:
1) la cultura di Dante, indagando:
LA BIBLIOTECA FILOSOFICA DI DANTE
«Le dottrine teologiche non si accordano con quelle della filosofia, quanto ai principi, perché si fondano sulla rivelazione e sulla divina ispirazione, e non sulla ragione; di esse dunque non possiamo discutere in filosofia», così si espresse, nella Metafisica, Alberto Magno, che fu tra i primi a distinguere nettamente fra l'ambito della filosofia e quello della teologia. Pur seguendo i maestri della Scolastica, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino in primis, Dante ricorre all’etica e alla psicologia di Aristotele per trattare dell’intelletto, delle virtù, delle passioni, dell’anima e della felicità dell’uomo. La condanna alle pene infernali di Socrate, Platone, Epicuro non è, ovviamente, una condanna tout court della filosofia antica. Affronteremo, dunque, la questione fondamentale della possibile conoscenza di Platone da parte di Dante. Aristotele è il maestro di color che sanno (Inferno IV, 131), e il glorioso filosofo al quale la natura più aperse li suoi segreti (Convivio III, 5 7); di lui Dante dimostra di conoscere tutte le opere maggiori note alla sua epoca. Accoglie inoltre la convinzione dei suoi contemporanei relativa al carattere “scientifico” della concezione aristotelico-tolemaica del cosmo e si impegna a rispettarne le leggi nella costruzione immaginaria del viaggio nel triplice regno ultraterreno; accetta il geocentrismo e la centralità dell’uomo nel mondo e riconosce agli astri il potere di influenzare la vita del mondo sublunare e anche l’indole degli uomini. Dio stesso è nominato con termini desunti dalla metafisica di Aristotele: la gloria di Colui che tutto move (Paradiso I, 1) e l’amor che move il sole e l’altre stelle (Ibi XXXIII, 145), per cui nel poema dantesco il “primo motore immobile” di Aristotele coincide con il Dio biblico, che per amore ha dato origine all’universo e con la sua sapienza governa la storia degli uomini. Oltre al contributo tardoantico (Boezio, in particolare), a quelli più vicini cronologicamente (Avicenna e la “metafisica della luce” di Roberto Grossatesta, ad es.), sarà opportuno indagare quanto Dante fosse considerato magister nel dibattito culturale più generale, a ridosso della sua morte.
LA BIBLIOTECA ROMANZA DI DANTE
FRA IMMAGINE, SUONO E PAROLA: LE ALTRE FONTI
IL CONTESTO STORICO-POLITICO DELLA PRIMISSIMA RICEZIONE DANTESCA
2) sulle indicazioni di lettura fornite da Dante stesso, con:
L’IMPALCATURA MELODICA DELLA COMMEDIA
L’intelaiatura su cui poggia la complessa struttura melodica della Commedia pare seguire la partizione boeziana: musica instrumentalis, humana e mundana. La prima categoria si riferisce all’arte dei suoni; la seconda ha per oggetto l'euritmia dell'animo umano, che per raggiungere un alto grado di perfezione deve essere principalmente accordato con se stesso; infine, la musica mundana è l'armonia dell'universo, che può essere intesa come tale solo dall'anima purificata, in quanto essa contiene in essenza il suo archetipo. “Ascoltare” la musica della Commedia, così come probabilmente facevano i primi lettori è fondamentale per seguire il percorso ascensionale non solo di Dante-pellegrino, ma anche di Dante-poeta.
Se l’autore dell’Epistola XIII a Cangrande della Scala fosse realmente lo stesso Dante, nella seconda parte della lettera avremmo un vero e proprio accessus ad operam dell'autore, cioè un’introduzione che fissa sei fondamentali livelli di lettura del poema, tra cui la distinzione tra auctor e agens. Ma è, prima ancora, all'interno della Commedia stessa che possiamo individuare espliciti atteggiamenti di autoesegesi, integrati nella struttura poetica dell'opera: la poesia della Commedia è poesia critica in quanto si ripiega continuamente sul proprio significato. E una lettura dell’intera produzione dantesca sembra orientare il lettore verso un approccio non solo di necessità esegetico (almeno per alcune opere), ma addirittura autoesegetico, che invita ad applicare una modalità di lettura totalmente sconosciuta a qualunque altro testo letterario fino a quel momento. Quello che Dante scrive deve essere glossato, per essere compreso conformemente all’intentio auctoris; e l’esegesi deve essere dell’autore medesimo, che propone una sorta di “chiusura” dei suoi testi ad altre letture. Operazione, questa, la cui portata merita certamente di essere investigata.
3) sulla prima ricezione e fortuna della Commedia, con:
Il fenomeno dell'esegesi dantesca, per durata e proporzioni è paragonabile solo all'esegesi del Libro Sacro: ha inizio già all'indomani della morte del poeta e dà vita a un lavoro collettivo di lettura e di interpretazione per noi basilare per comprendere la prima ricezione del poema. Prendere in esame i primissimi commenti al poema si rivela un potente strumento per immaginare e talvolta ricostruire non solo la ricezione iniziale della Commedia, ma anche per delineare quale potesse essere l’ “orizzonte d’attesa” dei lettori contemporanei di Dante.
In una nota al ritrovato Offiziolo di Francesco da Barberino si legge: Dante Alighieri in una sua opera che s’intitola “Commedia” tratta, tra molte altre, di cose infernali e presenta Virgilio come proprio maestro. La nota prosegue rimarcando come Dante sia maturato proprio studiando il poeta latino. Nella parte finale vi è un Salve regina, ed un’allegoria figurata della Speranza. Accanto all’Offiziolo vanno analizzati anche i primi codici miniati del poema. Il Codice Palatino 313 è uno dei codici più importanti contenenti il testo della Commedia, primo manoscritto miniato contenente il capolavoro dantesco. Con i suoi quasi 800 manoscritti arrivati sino a noi la Commedia è seconda soltanto alla Bibbia. Ci viene in soccorso l'Illuminated Dante Project, che prevede la digitalizzazione di un corpus di circa 280 manoscritti datati e databili tra il XIV e il XV secolo e conservati in biblioteche, musei, archivi pubblici e privati nazionali e internazionali.
LE LECTURAE DANTIS IN SANTO STEFANO DI BADIA FIORENTINA
Lettore d'eccezione della Commedia, Boccaccio diede inizio alle sue Lecturae Dantis il 23 ottobre 1373 in Santo Stefano di Badia: ormai malato, poté tenere sessanta lezioni, varie e diseguali per contenuto e misura, giungendo sino all'inizio del XVII canto dell'Inferno. «Ebbe modo di utilizzare spunti e annotazioni di Pietro Alighieri, di Iacopo della Lana, dell'Ottimo. Raccolse, pur senza vagliare, notizie storiche, e dai cronisti e dalla viva voce del popolo e dei cittadini che si dissero famigliari del poeta. Attorno a lui, in giorni non festivi (a parte la prima lezione inaugurale tenuta di domenica) si raccolse un pubblico composito: mercanti, popolani, iscritti alle Arti, borghesi, artigiani (i sollecitatori pubblici); ma anche eruditi e letterati». (Cit. Aldo Vallone - Enciclopedia Dantesca, 1970).
La lezione del Boccaccio lettore, presente nel Buti, nell'Anonimo Fiorentino, nel Landino, è largamente operante anche nei lettori di quella che fu, in nuce, l'Accademia della Crusca, ovverosia l'Accademia degli Humidi, istituita il 1° novembre 1540 a iniziativa di Giovanni Mazzuoli lo Stradino, che sarebbe poi divenuta l'Accademia Fiorentina per volere di Cosimo I.
Staff

RECEPTIO
Research Centre for European Philological Tradition

Anna Pia Filotico
Paris Sorbonne
Co-Direttrice del progetto

Maurizio Rebaudengo
Research Centre for European Philological Tradition
Coordinatore della sezione codicologica del progetto

Carla Rossi
Universität Zürich
Co-Direttrice del progetto